Sulla questione della proposta di referendum contro i forni crematori, il sindaco Cassinelli mette ancora una volta in mostra tutte le caratteristiche distintive della sua amministrazione:
1. l‘insofferenza e il poco rispetto per tutte le manifestazioni di democrazia popolare;
2. la non conoscenza o la mistificazione delle regole dell’istituzione di cui fa parte;
3. il continuo tentativo di mettere in cattiva luce l’operato di chi non la pensa come lui.
Il sindaco si è mai chiesto perché, nei 19 anni trascorsi dall’approvazione dello Statuto comunale, nessuno abbia mai chiesto di indire un referendum su temi locali? La risposta è semplice: perché in passato non c’erano mai state proposte così assurde e divisive per il paese come quella che ha fatto lui con i forni crematori…
Nonostante il suo ennesimo tentativo di fare polemiche, la richiesta di indire un referendum non l’ha fatta la minoranza (che non potrebbe nemmeno farla, perché un referendum lo può chiedere solo la maggioranza assoluta dei consiglieri comunali, che noi non abbiamo, oppure il 15% dei cittadini, cioè 391 Derviesi); il referendum l’hanno per l’appunto chiesto dei cittadini, che pensano ed agiscono con la loro testa. E un sindaco dovrebbe rispondere innanzitutto ai cittadini, cosa che in questi due anni non ha ancora iniziato a fare.
Quanto al regolamento per gestire l’eventuale referendum, non è mai stato fatto proprio perché alle amministrazioni del passato nessuno aveva mai chiesto di indire dei referendum: non lo ha fatto nemmeno lui quando è stato in minoranza tanti anni fa. Se c’è la volontà lo si può approvare in pochi giorni: lo ha dimostrato proprio lui con il regolamento per il famigerato ticket di Corenno, che nonostante fossimo in pieno lockdown venne analizzato dalla commissione consiliare ed approvato in Consiglio in meno di un mese. Tutti i passaggi per arrivare ad approvare un regolamento per i referendum e realizzarlo concretamente dipendono poi da chi ha la maggioranza, e cioè lui. Anche questa quindi è una polemica pretestuosa.
E’ ancora più pretestuosa, poi, la sua affermazione secondo cui il tutto andrebbe fatto entro fine marzo. E perché mai? Soltanto la Regione ha tempo fino al 15 aprile per rispondere alla candidatura inviata dal Comune, dopo di che dovranno pronunciarsi altri enti prima che il Consiglio Comunale possa eventualmente autorizzare il progetto dei forni. Basterebbe quindi attendere l’esito del referendum prima di convocare questo Consiglio Comunale, così da rispettare il volere dei cittadini.
Mi il sindaco non vuole ascoltare il volere dei cittadini, altrimenti non avrebbe inviato la domanda per la costruzione dei forni meno di una settimana dopo averne presentato (si fa per dire) il progetto, con una delibera che è stata approvata, con grande disprezzo della volontà popolare, proprio il giorno in cui centinaia di Derviesi iniziavano a firmare una petizione contro questa proposta.
Oggi tali firme sono più di 1000, stanno aumentando ogni giorno e rafforzano sempre di più la richiesta alla Regione di non accettare la candidatura di Dervio. Mai, nella storia del nostro paese, c’era stata un’avversità popolare così diffusa verso una proposta dell’amministrazione comunale. Forti del sostegno di così tanti cittadini confidiamo che l’autorizzazione regionale non arrivi mai, altrimenti il referendum diventerà un obbligo. Perché è la differenza tra una democrazia e un regime.